
Coronavirus e ormoni: si salvi chi può
Ormai quasi ci abbiamo fatto il callo (no, non è vero un cazzo, solo che è politically correct ostentare uno spirito d’adattamento falso quanto il culo di Belen Rodriguez): siamo in quarantena. Statece. La sensazione che si avverte è simile ad una costipazione corroborante, che si traduce nell’impellenza di dover cacare senza poterlo fare. Si sta come in Chiesa, sullo stomaco, i fagioli. Insomma, eluso qualsivoglia altro aulico rimando metaforico, il messaggio è talmente chiaro e luminoso che manco inforcare un paio di Rayban modello Take my breath away potrebbe giustificare l’eventualità in cui ci fosse sfuggito.
In realtà, debitamente appresa e metabolizzata la condanna, aldilà dell’insano desiderio di voler:
- uscire per ottemperare all’habitué degli Apericena dei radical chic;
- giocare a chi arriva per primo alla stazione di Milano Centrale in piena notte, correndo – come se si tenesse stipato tra le terga un minicicciolo – per concorrere al premio di microcefalo dell’anno;
- dilettarsi all’intrattenimento ludico dei contrari, tale per cui se il decreto ti dice A tu fai Z e come te altri 10.000 coglioni,
se sei entusiasticamente single e l’ultimo incontro a luci rosse risale a 8 mesi fa, quando sei andata dal ginecologo per curare una candidosi pruriginosa, converrai con me che questo periodo ti fa guardare il primo passante sessualmente appetibile – munito di mascherina, bianca quanto il tuo candore – allo stesso modo in cui Cicciolina rimirava i cavalli. Niente di più, niente di meno. E così, in questo momento poco propizio, sbavi davanti al target X come un ciccione di Vite al Limite dinanzi ad una doppia porzione di Big Mac. E il dottor Nowzaradan che depenna i tuoi slanci, in ‘sta situazione apocalittica, è interpretato dal Coronavirus.
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Bene, presa coscienza del fatto che – uscendo nelle vesti di preservativo umano – puoi usare solo gli occhi come arma di seduzione, manco fossero un paio di generose minnazze, decidi di mettere in pratica tutti i tutorial di Clio Make-up, appresi quel giorno nel lontano 2012, quando non c’avevi un cazzo da fare, dovevi passare il tempo tra un crampo mestruale e un attacco di dissenteria e credevi che il primer fosse il lucido da usare per il decoupage.
Et voilà, ti appresti a viverti quei 5 minuti di aria concessi dal decreto, andando a fare la spesa come se fosse l’attività più eccitante della tua giornata, esibendo un trucco che Moira Orfei-ricogliati, pace all’anima tua.
L’obiettivo è uno solo: mandare in avanscoperta i feromoni. Perché se non te n’è mai fregata una beneamata di piacere a qualcuno, nel tuo mood impenitente da zitellaccia gratificata, adesso sembrare arrapante diventa una sfida. Lo devi all’immagine che il tuo specchio impavido riflette, che “dinilibr” in ‘sti giorni è tutt’altro che gradevole, e diventi l’Amanda Lear di te stessa ai tempi de “il brutto anatroccolo” su Italia 1.
Così, tronfia di quell’Extreme make-over il cui effetto svanisce entro un tot di tempo – un po’ come Cenerentola – ritrovandoti di colpo in tappine e vestaglia, con la cuffia ai capelli e il brufolazzo sul mento, stai in fila cercando di usufruire appieno di quel potere, tenendo d’occhio l’ultimo rintocco delle 19.00.
Il raccolto si conclude con uno sfarfallio spastico di ciglia al cassiere, che avrà pensato che le caccole ti fossero finite direttamente negli occhi ma non potessi liberartene per il divieto tassativo di toccarti qualsiasi cosa con le mani fituse. Però tu te ne torni agli arresti domiciliari con una certa soddisfazione e un set completo di voli pindarici a sfondo erotico, da proiettare con la mente – a mò di pensiero felice – quando ti disboschi l’inguine in solitudine.
Vogliamo parlare poi dell’oggetto sessuale di questa quarantena? Il simbolo per antonomasia dello sugar daddy dalla voce suadente? Giuseppe Conte, il nostro bel Presidente del Consiglio. La nutrita compagine femminile, sopraffatta dall’insoddisfazione scaturitasi dalla non più efficace dedizione all’ortaggio denominato zucchina, si dichiara ufficialmente in visibilio al solo pensiero. Tra un “decretami tutta” e la perdita subitanea di qualsivoglia traccia di frigidità al grido “restiamo distanti oggi, per abbracciarci più forte domani”, Peppinello le conquista tutte, anche più di Rocco. Perché, che volete, le donne anche allo zenit dell’eccitazione scelgono con un certo romanticismo il proprio bersaglio.
Non è vero un cazzo, signori. Il suggerimento è uno: finita l’Apocalisse, sappiate che ci sarà speranza per tutti. Anche per te, che ti gratti le gonadi in pubblico per ostentare virilità e perlustri la cavità orale con l’unghia del mignolo. Credici, è tempo di carestia.
Alessia
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