Donne: emancipazione o regressione?

Uno dei modi più semplici e allo stesso tempo efficaci per avere indicazioni sull’evoluzione dei ruoli uomo-donna negli ultimi lustri è guardare le pubblicità, sia in video che su altri mezzi di comunicazione. Uno spot televisivo di un qualunque prodotto degli anni ’50 o ’60 è in grado di spiegare meglio di un trattato di sociologia certe dinamiche ed è efficacissimo nel descrivere come al tempo la donna venisse mostrata impegnata in faccende domestiche o alle prese con pargoli paffuti, immancabilmente sorridente anche alle prese con rotture di coglioni spaziali (ditemi chi cazzo ha mai avuto voglia di sorridere mentre stira) e ci si aspettasse che ella fosse felice nel suo ruolo di Cenerentola sforna marmocchi.

L’uomo, nello stesso contesto, come una star nelle sue giacca e cravatta d’ordinanza, con la valigetta figa e pronto per andare in ufficio a guadagnare i soldi per mantenere la famiglia, era unico detentore del potere economico familiare, capofamiglia e target (diretto o indiretto) di quelle pubblicità. In sostanza, ancora allora, dai tempi in cui il maschio lasciava la femmina e i cuccioli in una grotta e andava a caccia per procurare il cibo per tutti, se si esclude qualche dettaglio, non è che molto fosse cambiato. Pochi anni dopo, ed era ora, arrivò il vero e proprio terremoto di fine anni ’60 e inizio anni ’70 che diede il la all’evoluzione dei costumi che ha portato ai grandi cambiamenti, oggi visibili a tutti.

Bene. Oggi invece, negli spot pubblicitari, cosa possiamo vedere? La donna, una topa spaziale con trucco Hollywood style, che si trovi alla guida di un Suv o si lanci col paracadute anche in “quei giorni”, è sempre più smart, scaltra e in carriera mentre l’uomo, metro-sessualizzato o panzuto con una birra in mano, è bersaglio facile del fascino e delle maggiori capacità della lei dello spot, quando non passa proprio da pirla, con o senza ironia. Papà Pig del famoso cartone, altro esempio, non è che un rotondo – per quanto simpatico – cretinetti che il più delle volte si mette in ridicolo ed è bersaglio dello sfottò di moglie e figli. È lo specchio dei tempi, mi direte, e ci può anche stare.

Infatti le donne hanno ormai la possibilità di arruolarsi nelle FFAA, pilotare aerei di linea e fare un sacco di cose prima neanche pensabili… Come prendere per il culo l’altra metà del cielo quando i compagni hanno 37 di febbre e qui siamo finalmente al quid! Dopo le importanti e irrinunciabili conquiste delle nostre nonne e madri, dal divorzio all’abolizione del delitto d’onore, oggi la sgradevole sensazione è quella dell’arenamento di certe battaglie e della percezione da parte di una larga parte dell’opinione pubblica femminile di aver raggiunto chissà quale punto d’arrivo con la possibilità oggi ampiamente sdoganata di perculare mariti, fratelli e fidanzati. I social traboccano di post (anche divertenti, per carità) nei quali stuoli di donne trovano grande soddisfazione nel ridacchiare dei compagni che non trovano le mutande nei cassetti o, in alternativa, nell’esprimere apprezzamenti salaci su modelli dai pettorali torniti e gli addominali in bell’evidenza.

Nulla di sconvolgente in tutto ciò ma adesso faccio qualche domanda alle giulive emule di una Littizzetto sotto acidi: quanti presidenti della Repubblica donne ci sono stati a oggi? Zero. E quanti presidenti del Consiglio? Mmmh, non pervenuti. Vabbè, sarà forse meglio per i consigli di amministrazione delle più grandi aziende quotate in borsa? Neanche per il cazzo… E nelle università?

A te non costa nulla. Per noi è una fonte di soddisfazione enorme.

Vediamo se indovinate quale sia la situazione nei templi del sapere e quali siano le percentuali dei rettorati e delle cattedre concessi alle rappresentanti del gentil sesso. Vergognose, ve lo dico io.

Forse chi è credente e cattolica troverà di che consolarsi nella preghiera, qualora ella si accontenti di sgranare rosari, perché per il resto, di papi donna, cardinali, vescovi e preti non se ne vedranno ancora per un bel po’ e, se vi può essere di conforto, vi comunico che è la stessa cosa per tutte le religioni monoteiste. In sintesi, ovunque si guardi, i famigerati “soffitti di cristallo” sono ancora tutti lì.

Il senso di quanto finora detto è dunque uno solo. Anche nelle società più avanzate, quelle nelle quali sulla carta i diritti fra uomini e donne sono sullo stesso livello, nella realtà le donne non contano ancora un cazzo! Le decisioni importanti, quelle che coinvolgono in giro per il mondo i destini di miliardi di persone in campo economico, politico, industriale e culturale, le prendono tutte gli uomini. E se il focus sulla questione da parte delle precedenti generazioni di donne era più che chiaro, oggi esso è distolto dalle false conquiste di cui sopra come gli sfottò al maschio e annacquato in questioni sì di principio come il “metoo” ma che si muovono in terreni accidentati nei quali chi è in malafede e ne voglia screditare le istanze, ha gioco facile perché i ruoli di vittime e carnefici non sono così chiaramente definibili, Asia Argento un esempio per tutti. Certe campagne mediatiche degli ultimi anni, poi, anziché approfondire i temi sollevati, come spesso accade quando un tema viene trattato dai mezzi di informazione col filtro della ricerca dell’audience e del sensazionalismo, ottengono il pericoloso risultato di instillare sfiducia nel genere maschile tutto e irrigidire il confronto.

Penso quindi sia utile e più ancora doveroso, se si vuole degnamente raccogliere l’eredità di chi in passato ha lottato con passione e sacrificio per gli stessi motivi, riprendere in mano certe questioni con il sestante di obiettivi reali e tangibili, senza cadere in tentazioni manichee o deviare per inseguire questioni di principio magari simbolicamente attraenti ma poco significative dal punto di vista pratico.

Meno sensazionalismo.

Più concretezza.

Paride Ficiente

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