Gelosia mia, portami via…a Fanculandia!

È lei.
La gelosa.
Shakespeare definiva la gelosia come “un mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre”.
Senza voler minimamente operare un  paragone con uno dei sommi poeti , non si può  fare altro che – innanzitutto- dargli ragione.
Secondo poi – per una questione di “adeguamento” ai tempi- si può solennemente affermare che la donna patologicamente gelosa – nei modi di fare e nei comportamenti- sia assolutamente simile a un mastino napoletano.
È territoriale.
Piscia tutto ciò che è lo spazio calpestato dalla sua dolce (e scoglionata) metà perché-  non sia mai  tu dovessi incontrare la traiettoria del suo sguardo – lei ti “imbruttirebbe” peggio del Freddo mentre vendica il Libanese.
Diciamolo pure.
È quella per cui – tutte quelle dotate di vagina che vanno dai venti ai cinquanta- sono inesorabilmente troie.
Poi sti grandissimi cazzi che la sua bacheca sia costellata da gessetti colorati e scarpette rosse contro la violenza sulle donne, perché l’incoerenza – in questi casi, si sa- è un dettaglio.
È quella che ti incenerisce a suon di sguardi luciferini.
L’insicura cronica.
La possessiva senza possibilità di appello, quella che ti condanna direttamente alla  cassazione delle sue paranoie perché ha subdorato il tradimento attraverso un saluto che preveda – per questioni meramente funzionali- il guardare l’interlocutore,nonchè suo compagno- negli occhi.
Quella rappresentazione lapalissiana dell’ immenso, gargantuesco, planetario calcio sullo scroto dovuto – appunto – alla pesantezza barra diffidenza tipica di questi soggetti che attanagliano il partner come un gas letale.
La donna gelosa preferirebbe che il compagno si “sradicasse” i bulbi oculari al semplice passaggio di un deretano.
Se é un culo che merita, poi non ne parliamo.
Siete fottuti con un semplice respiro.
Perché – gentili signori- lei fiuterà la minima variazione testosteronica.
E scatenerà la sua ira che le Erinni al confronto, risulterebbero delle semplici ,umili, timorate di Dio.
La donna gelosa la riconosci subito , fa un placcaggio al consorte degno degli All Blacks.

È fastidiosamente sempre presente, lamentosa che devi depositare i coglioni a Timbuctù, ha uno scanner al posto degli occhi e controlla.

Tutto ciò che le capita a tiro. Cellulare, impegni, sguardo, respiro.
Tutto.

A te non costa nulla. Per noi è una fonte di soddisfazione enorme.

Di contro, ha sempre uno scoglionato vicino che la asseconda ma non la tollera e giustamente guarda altre.
Perché signore lui le altre le guarderà sempre, fatevene una ragione. Non é tradimento.  È biologia.
Se è gelosa e mestruata andatevi direttamente a buttare a mare.
Avete chiuso. Caput.
È iniziato lo Tzunami dell’ orchite.
La gelosa ti scruta, rotea il capo, si dimena.
Ha lo stesso raggio di vista di un gufo.
Linda Blair le fa una pippa. La bile le trasfigura il volto, vive male e si lamenta.
Cristo quanto si lamenta.
Modalità cazziatone rigorosamente on, inizia un pippone.

Gli ultrasuoni-questi decibel fastidiosissimi -squarciano l’aere in modalità acuta e insostenibile.
Se saluti il fidanzato della gelosa rischi, lei per questioni di “piscio del territorio” si spalma sullo sventurato impedendoti di avere una normale conversazione degna di questo nome.
Soffre di possessività retroattiva e il suo mestiere é quello di rompere i coglioni.
Sempre e comunque.
Per cui , nel momento in cui nel pulviscolo si materializzi minimamente un altro soggetto dotato di cromosoma XY,  lei piazzerà il muso. E non te la darà per secoli.
Ricordate, ogni domanda, semplice e votata a comprendere il cambiamento di stato d’animo in negativo, avrà inevitabilmente una risposta che si articolerà con una singola parola :“niente”.
Signori miei, quando una donna risponde che non “ha niente” vi siete fatti i gran cazzi vostri.
O scappate o vi conviene fingervi morti.
Stiamo parlando del triangolo delle Bermuda della vostra incolumità psichica.
Quella guerra psicologica di trincea che vi porterà di sicuro alla resa.
Un rottweiler dalle sembianze gentili che  azzanna e non lascia la presa.
Intendiamoci, tutte siamo state gelose – lo ammetto – anche io , ma non ho mai detto una parola e me la sono gestita sola.
La gelosia è un sentimento umano, e sebbene quel pizzico di “rodimento di culo” una tantum possa anche essere accettato e piacevole, il senso del possesso che ne scaturisce è veramente la tomba del rapporto e dell’individuo, in quanto tale.
Per cui, signore: imparate a commentare quel culo da Guinness insieme a lui , senza andare a trovare la cellulite sulle cuticole ungueali, perché é infinitamente più erotica la sicurezza e l’accettazione di sé in questi casi.
Altrimenti il Napalm auto-indotto, é l’unica soluzione.

Valentina

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