
I frequentatori- a tutti i costi- di mostre
Quando ricevo inviti per andare a vedere qualche mostra di arte contemporanea in genere inizio a storcere il naso e a nutrire diversi dubbi a riguardo.
Intendiamoci, io sono più uditiva che visiva, considero la musica la forma di arte più elevata, confesso di avere qualche pregiudizio, sono ignorante in Storia dell’Arte, nel senso che ho reminiscenze liceali del manuale di Carlo Argan, guru della critica d’arte per carità, ma assolutamente inadatto per l’ampollosità a tratti farraginosa, alla fruizione della materia rispetto a studenti che sono in un’età in cui autoerotismo, palpeggiamenti e depressione mista a antagonismo genitoriale la fanno da padrone ( ai miei tempi, adesso sono diventati più pratici, più sicuri e trombano come conigli nani).
Uno di quelli che asseriva cose tipo “il sublime sta nell’immaginazione demiurgica che risiede nella chiarezza della maieutica e dell’ermeneutica post simmetrica che rimane sostanzialmente immutata”.
Tornando a noi, vediamo, ah parlavamo di pittura e arte…che dire? La curiosità mi fa apprezzare pittori di diverse epoche in maniera istantanea, senza il retroterra di studi che si dovrebbe avere per ammirarli “in toto”. Però, ciò che è sicuro è che, a parte qualche piccolissima eccezione, agli artisti contemporanei preferisco quelli che hanno una storia riconosciuta e che hanno davvero dipinto qualcosa lasciandolo ai posteri. Per cui, penso che l’impatto forte e i chiaroscuri del Caravaggio siano strepitosi, considero Klimt di una sensualità caleidoscopica, sopravvalutato e pacchiano Warhol, mi piacciono i colori e la violenza delle pennellate di Van Ghogh e l’attrattiva inquietante di Picasso. Altrettanto semplicemente penso che ci siano più artisti veri per le strade che nelle gallerie e musei che ospitano la contemporaneità.
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Cioè vi siete mai trovati a una mostra del genere?
Gente senza talento (a parte qualche eccezione di qualche mio conterraneo che conosco personalmente e che realizza delle cose davvero belle e che deve faticare per sponsorizzarsi) che nel non voler fare un cazzo ha trovato ispirazione per campare sulle spalle degli imbecilli che gli vanno dietro. Tradotto, roba come la “merda d’artista” , sebbene confinata al concetto di provocazione, gli italiani se la meritano tutta perché il vero problema è che si accetta qualsiasi cagata in circolazione.
E se ci fate caso i frequentatori sono ricconi che devono essere sempre visibili, hipster, fricchettoni che dell’alternativismo hanno fatto il loro vessillo snob e appartenenti a una molto opinabile controcultura, mogli di ricconi annoiate che con la scusa della mostra cercano piselli più giovani da impalmare e gente che di arte non ha nemmeno la umile pretesa di godere del bello o dell’interessante.
Li vedi tutti lì con il flute in mano che enunciano termini tipo “concept” come se gli provocasse orgasmi multipli per stuprare un secondo dopo il congiuntivo di turno, li vedi tronfi, gente che ha la stessa utilità sul globo del carisma che potrebbe avere una donna per la legge della Sharia , tutti impegnati a non far vedere il conato di vomito successivo a quello trattenuto nemmeno con discreto garbo nel guardare quelle cagate immani ingiustamente classificate innovative.
Ovviamente non sono inclusi nella lista i giapponesi fotografanti.
Valentina


















































Il profilo condiviso: disagi fantastici e dove trovarli




















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