
Il pressing del sesso debole in zona matrimonio
ovvero future consorti rompicoglioni e conseguenze del caso.
Arriva un momento topico all’interno delle dinamiche di coppia.
Che tu stia insieme da 15 anni o da due mesi, se la tua compagna ha raggiunto la trentina sei nella morsa: ti devi sposare. Non sono a prescindere contro i matrimoni, penso che a un certo punto i rapporti debbano evolvere e penso che l’ipotesi di un nuovo progetto di vita possa servire a creare nuovi stimoli.
E’ un punto di partenza però, non di arrivo.
Invece pare non sia così.
A un certo punto, ad un certo momento, l’orologio biologico batte e lei inizia inevitabilmente a spaccare i coglioni.
Scordatevi il cavaliere che si inginocchia e infila l’anello al dito dell’amata perché come contraltare odierno abbiamo una donzella isterica che ti piazza la litania di default e non vuole sentire ragioni. Se lo sogna la notte e lo ripete ogni due e tre come una sorta di tormentone quattro stagioni.
Provate a dire di no, nella maggioranza dei casi quando due si sposano lei ha organizzato fremente e lui ha subito. Lei sa perfettamente le cromature dei lembi di taffetà che coprono i confetti e lui non ricorda il colore del suo abito. Lei ha rischiato il bipolarismo per inserire il menù mari e monti accontentando tutti e lui a malapena ricorda la chiesa. In tutta la fase pregressa, non è mai lui a proporre l’agognato happy-ending, mai.
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È sempre lei.
Adesso voi potete storcere il naso quanto volete, ma il pippone sull’epilogo della favola che ogni singola mistress travestita da timorata di Dio ha cercato per se stessa e per il quale si è affannata stringendo un cappio al collo che nemmeno il tiro al lazzo nostrano, è tipicamente femminile.
Vi potete indignare quanto cazzo volete ma purtroppo le esportatrici di questo macabro territory pissing sono le donne.
Quelle che passano dal ruolo di Giulietta apparente al Lucifero perennemente mestruato della situazione con dito inquisitore, prossemica filo-imperialista, toni vocali vicini agli ultrasuoni e lamento degno di generare la più grande delle orchiti.
Dovete mostrare l’anello, perchè cazzo ho il mio fottutissimo status da esibire in contrapposizione alla frustrazione costante che alla fine deriva da un misunderstanding basilare ovvero: prendere una base umana che vi piaccia superficialmente e cercare di cambiarla come più vi aggradi.
Attraverso i no.
Il povero Cristo di turno, che meriterebbe una medaglia al valore per il semplice fatto di sopportare le vostre paturnie senza senso, senza alcun raziocinio e dettate dall’emotivitá più estrema e negativa perché lunatica in maniera insita – però anche un po’ coglione sempre per il medesimo motivo- non potrà fare più nulla.
No amici, no partita, no svago, no momenti di solitudine.
Perché diciamolo apertamente, quando un uomo sta per i fatti suoi a non pensare a nulla interviene l’antieroticissima domanda di rito che si traduce in un “a che pensi?”, capace di spegnere anche la passione del più impetuoso degli Otello.
Lui sa a cosa va incontro e cerca timidamente di procrastinare.
Questa è una legge. È statistica. Per cui, ci si potrebbe ragionare sopra e magari, cambiare il finale.
Valentina


















































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