Il primo appuntamento
leggere attentamente il foglietto illustrativo
E’ sotto la definizione di “primo appuntamento” che si cela l’arsenale più nutrito di seghe mentali di produzione propria. Una compilation di complessi atavici, alcuni dei quali ereditati dal trisavolo Ugo che non riusciva a superare l’inclinazione a sinistra del suo pene, nonostante l’adesione al Partito Nazionale Fascista, altri del tutto originali ed esenti da riproduzione altrui. Quando l’avvento dell’incontro si approssima a distanze ravvicinate, ecco che diverse insicurezze credute sepolte nei meandri della propria coscienza cigolante, riaffiorano rigogliose come le margherite a primavera. Molteplici, svariati e fantasiosi, intanto, i suggerimenti diffusi miranti a perseguire quelle guide improvvisate atte a descrivere “l’appuntamento perfetto”. Eppure, lungi dal volervi infliggere l’ennesimo trauma sull’inefficienza di una metodologia, dopo aver scoperto quanto fossero fallaci i rasoi gilette sulle nostre gambe mutate in carta vetrata, mi trovo costretta ad adoperare un termine di indubbia ricercatezza: cazzate.
Tutte, irrimediabilmente, incondizionatamente cazzate.
Non esiste nessun fottutissimo decalogo, nessuna osservanza che abbia il potere di decodificare come “passabile” l’insidiosa ruminazione a ore 12 del partner selezionato. Nessun suggerimento capace di contenere lo sforamento testicolare provocato dalla visione di un’insalatina sciapa mandata giù a forza, manco fosse un cucchiaio di sterco fumante, dall’aspirante fashion blogger che avete invitato a cena. Il primo appuntamento, nell’accezione ontologica del termine, dovrebbe essere quel mix congeniale tra botta di culo e calma serafica.
La prima, esule da qualsivoglia impegno, deriva dalla congiunzione astrale di possibilità tali per cui la persona invitata sia, tanto per cominciare, quella delle foto e non una sua versione kitsch. A seguire, il potere tonante della BdC (botta di culo) raggiungerebbe l’apoteosi se, oltre all’aspetto quasi-senza-sorprese (il “quasi” si protrae sino al momento in cui ci si trova a fronteggiarsi nudi come vermi per finalità ludo-ricreative), si aggiungesse una personalità più entusiasmante di un clistere post-costipazione logorante.
La calma serafica, al contrario, è quel valore aggiunto involontario che fa diventare motivante il ricordo di quel 5 in matematica nel ’94 e che, nel contempo, riesce a conferirti quell’aura apparente di self-control livello Maria De Filippi spettatrice di storie strappa-lacrime. Un tipo di attitudine composta, visibile in un espressione del volto tipo Siddartha venuto a conoscenza del senso della vita, e un’autostima adeguatamente protetta. Il segreto è far sembrare ininfluente l’aver indossato un reggiseno imbottito nel tentativo di sembrare procaci la prima sera, questo perché del doman non v’è certezza ed è pure un altro giorno, Reth (?), quindi nel presente francamente me ne infischio.
Alla fine, uomini e donne, siamo sinceri: l’importante è giocarsela bene durante le prime ore di quella serata trascorsa ensemble. Se l’ignoto X dovesse piacervi, a fargli capire quanto in realtà facciate schifo c’è tutto il tempo.
Alessia
Ironica e tagliente, con il tuo solito stile unico! Come sempre una garanzia!
Grazie Rob, ce provamo. No? Cerco di non deludere come la Mediaset con “Una poltrona per due” il giorno della Vigilia!
ahaha! penna incline al virtuosismo, e politicamente scorretta quanto basta, da versione black del grande micheluzzo serra….non c’è dire, mi compiaccio.
Ti ringrazio infinitamente per il riferimento a “Micheluzzo”! Onorata, profondamente. Me ne compiaccio anche io, assai, di ‘sto bel commento. 😉