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Il profilo condiviso: disagi fantastici e dove trovarli

Se siete single e, pervasi da una scomoda sensazione di traboccante solitudine, siete alla disperata ricerca di uno e uno solo tra i motivi atti a riconsiderare il fattore “trallalleru” del vostro status, ve ne suggerisco uno: il profilo di coppia condiviso su faccialibro.

Disturbante come Gianni Sperti tra gli homines sapientes e tanto avvilente quanto i tentativi di mettersi a dieta ogni lunedì dell’anno, questa pratica irrazionale impazza tra le coppie di tutte le età.

Nel rumore assordante di una meditazione accigliata, è uno il quesito che riemerge tra le oscure acque della ricerca: PERCHE’?

I fidanzati, gli sposati, gli accoppiati che siano, nella convinzione di essere l’incarnazione dell’offerta “paghi uno prendi due”, rompono i coglioni ostentando la sublimazione del loro fare tutto in simbiosi. Compreso cagare, probabilmente.

Più coesi di due siamesi, concepiscono la vita di coppia come l’annullamento totale di una singola identità. Se quindi, oltre a condividere assieme link su gel per le unghie e le cronache della serie A, si ritrovano a produrre dubbi sul pisciare in piedi o seduti, penso che rientri nelle conseguenze dirette di questo patetico modus operandi.

Si parte dal nome, qualcosa di assolutamente sobrio, immediato, e maneggevole: Maria Giuseppina Del Santo e Gregorio, Luigi Manfredi. Del tipo che pure il motore di ricerca si rifiuta di inserirlo tra i risultati e “precipitevolissimevolmente” si trasforma nella parola più semplice da proferire, subito dopo “culo”.

Segue la foto del profilo, la vetrina del proprio essere. Una scelta che, anche per i praticanti zelanti della singletudine, si trasforma in un momento catartico. Racconti popolari diffusi narrano le innumerevoli prove che imperversano a monte della selezione definitiva. La scelta dell’angolo perfetto che riesce a mettere in risalto Evaristo anziché Ernesto, più tracagnotto ma determinato a conferire quell’intensa virilità al pacco racchiuso nello slip rosso immortalato quel giorno a mare a Sabaudia. Con uno stronzo galleggiante sullo sfondo.

Ma per la coppia Attack, il dilemma si riduce ad un semplice aforisma: bastiamo io & te. Al diavolo, allora, la qualità della foto e tutti gli stratagemmi per fare meno schifo. Ed ecco una carrellata di selfie disgraziatamente sottoposti alla tortura di deificare due elementi che si scambiano secrezioni salivari. A cambiare, al limite, è lo sfondo. Dal soggiorno di zia Caterina alle luci della fiera del 4 maggio. Stessa procedura per l’immagine di copertina. I più fantasiosi si ritraggono in piedi, come due stoccafissi, abbracciati e ben vestiti nel giorno della Santissima Comunione di Pieruccio.

I contenuti condivisi, poi, virano sul monotematico andante: io & te vs il mondo. Nello specifico: calamità naturali, gente invidiosa, troie che vogliono dividerci, e il classico finchè morte non ci separi -anzi manco quella- amen.

Ma il disagio numero 1, per il povero scriteriato cristiano che osa sentire l’esigenza di mettersi in contatto solo con uno dei due, non tarda a presentarsi. Se lo sfortunato, nel cesso del suo ufficio, manda al volo un messaggio su messenger al suo amico, per un mero consulto che gli fa presagire di essere afflitto da un fastidioso problema che su wikipedia lo spaccia per “orchite”, non è detto che gli risponda lui. Bensì, lei. La fidanzata che, con fare materno, gli risponderà: “ciao Marco, sono Ludovica, in questo momento Matteo non c’è. Comunque anche a mio fratello si erano ingrossati i testicoli, hai provato a mettere su un po’ di ghiaccio?”.

E a quel punto, sprofondato negli abissi di una vergogna impotente, non puoi far altro che bramare di non essere ricordato dalla donna del tuo amico come colui che aveva due mongolfiere al posto delle palle.

Alessia

VERITA’ PUTTANA.

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