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L’amore ai tempi della Sindrome di Stoccolma

ovvero come sognare il principe azzurro ed essere naturalmente protese verso lo stronzo.

E’ scientifico.

Alzi la mano chi di voi non ha avuto un’esperienza del genere.

Ve lo dico io, nessuna. State tutte a mani basse, perché nonostante neghiate – adesso – in quanto donne consapevoli, risolute e risolte, tutte noi abbiamo tragicamente , gargantuescamente , intensamente amato  uno stronzo.

E al netto dalle buone probabilità che lo siamo o lo siate state anche voi con qualcuno  – perché non ci si può solo lamentare- l’assoggettamento psicologico al tizio che avrebbe meritato un bel calcio in culo fin dai primordi  è una componente trasversale al gentil sesso.

E’ inutile negarlo. E’ un concetto lapalissiano.

Ma quando l’insula – porzione della corteccia cerebrale  deputata al desiderio – chiama, noi rispondiamo ineluttabilmente. O almeno lo abbiamo fatto anche solo una volta perché poi come dicono sempre i famosi saggi: errare è umano, perseverare alquanto diabolico.

Perché non si può non rispondere al desiderio.

Diversamente dal corpo striato – altro lembo situato nel cervello – dal quale dipende esclusivamente la dimensione sessuale,  questa stronzetta dal nome latino e altisonante è coinvolta in realtà in un processo di condizionamento che vira verso il basso, nella cosiddetta “area della ricompensa” che è in genere deputata a tutti i tipi di dipendenze – scientificamente anche alla tossicodipendenza – in cui è inserito anche l’amore . E qui , il paragone tra l’anelito quasi ancestrale che ci fa sospirare tutte come Cenerentole sognanti  e francamente un po’ rincoglionite – e le sostanze stupefacenti, dovrebbe essere un monito quantomeno significativo da prendere in considerazione per fare qualche passo indietro.

E invece no.

Impavide sfoderiamo la spada dell’immolazione e ci sacrifichiamo all’altare dell’altro in maniera quasi sodomiticamente metaforica.

Per cui – che tu sia una donna in carriera tutta efficienza e lavoro o un’insicura cronica alla ricerca costante di conferme o ancora una persona tutto sommato equilibrata e centrata-  non importa affatto.

Se ti parte la “ciavatta” per  il cosiddetto stronzo ,  possono intervenire stuoli di amiche dotate della migliore pizza “take away” e chilogrammi di gelato che ti si piazzeranno inevitabilmente sul culo-  atte a farti ragionare, ma a te non fregherà nulla se non il tempo di dire “ tranquilla, io in queste cose non ci cado, sono forte”, salvo poi alzare la cornetta e sguazzare nella ricerca di una reciprocità – che ahimè non arriva- e annegare di nascosto nelle tue lacrime.

Lo stronzo è come le sabbie mobili.

Più ti muovi, più affondi. Più cerchi di mettere in atto i buoni propositi, più perdi il controllo come se fossi davanti a un piatto di amatriciana fumante dopo essere stata a proteine per un periodo esageratamente  prolungato.  E tutte noi sappiamo che il “cheat meal” potrebbe anche andar bene qualora sia seguito da un giorno di digiuno e da una seguente alimentazione controllata.  Unita a tanto movimento.  Ma la successiva  e le innumerevoli altre abbuffate stanno dietro l’angolo e il rigurgito pian piano diventa un vero e proprio rigetto in cui butti via la tua anima a pezzi, devastata. Non ci sono cazzi. Questo è.

Se vi inchioda all’attesa di una telefonata che in genere non arriverà mai perché di base c’è la vostra che l’anticipa, attua il dispositivo della “sufficienza” come contraltare a ogni cosa che dite o fate, se vi rende emotivamente dipendenti da un “sì” su qualunque minchiata cosmica, se per tenervelo diventate accondiscendenti su qualsivoglia pensiero della sua bacata testa, allora proprio ci sguazzate.

Godete. Avete orgasmi multipli. Lo squirting della sodomia emotiva.

Se poi ci aggiungete la naturale propensione verso il “crocerossismo” di ritorno( perdonate il neologismo) allora siete proprio fottute.

Che fa una quando il presunto partner  è emozionalmente irraggiungibile? Quando non ci capisce più un cazzo? Scatta la fase “protezione” . Diventa madre: attua tutta una serie di attenzioni soffocanti elargite per legarlo e instillargli sensi di colpa da lenire attraverso la sopportazione. Che non solo non servono, ma peggiorano la tua già dubbia dignità.

Ovviamente a parlare, non è una sorta di guru che guarda dal di fuori e si lancia in giudizi sterili e fini alla critica stessa. Chi parla è stata profondamente legata allo stronzo in questione.

Se lo è incamerato tutto. Ha cercato di cambiarlo in nome del sentimento – cosa sbagliatissima-  e di questo strafottutissimo trend della mortificazione come pegno del sentimento e ci ha fatto i conti. Anzi ne è stata messa al tappeto.

Ma, appunto, si è data un valore , pure molto alto e ha cambiato rotta. Ed è giusto che sia così, perché l’esperienza ha la grandissima funzione di fungere da propulsore successivo al miglioramento.

Tradotto: aggiusti il tiro.

Ti fai male, cadi, ti rialzi e hai un’andatura più stabile. Incapperai in altri tipi di cadute, ma se sei sveglia, quello specifico caso, non ti tangerà più. Se invece, perseveri diabolicamente nell’errore, è il caso di farla a te stessa la messa a punto. Inderogabilmente.

Ovvio la personalità spiccata nel partner sia fondamentale, la mascolinità anche – sì esagero, c’è bisogno di testosterone, questa indecisione a go-go da liceale in piena crisi emotivo-sessuale ha rotto le scatole – ma ciò non cozza affatto con il rispetto.

Mai. Anzi.

Si può avere una propria struttura, assolutamente fascinosa, e rispettare l’altro. Su questo non ci dovrebbe piovere. Invece, temporali tropicali signore. Presi senza un minimo di protezione. Abbiamo chiuso proprio l’ombrello. E piangiamo. Cristo quanto cazzo piangiamo.

Per cui che  ti senta attratta o che tu abbia completamente perso il bene dell’intelletto, lo stronzo va eliminato.

Ci sono delle volte che il dialogo è salvifico. Alcune lo è il silenzio.

Ma altre ancora -molto democraticamente- il vaffanculo è l’unica risposta.

Valentina

VERITA’ PUTTANA.

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