L’importanza di essere troie

L’inesorabile distanza tra la teoria e la pratica è resa in maniera lampante da una consuetudine contemporanea – tutta figlia dell’era social- in cui la maggior parte dei cybernauti – diciamolo-  al secolo la trasposizione virtuale dell’ignoranza unita alla superstizione barra qualunquismo , dà della troia alla qualunque dopo essersi dichiarata rigorosamente contro ogni forma di violenza sulle donne, aver “sparato” edulcorandola la scarpetta rossa in bacheca ma poi – alla fine dei conti- far risultare l’uomo di Neanderthal come un saggio futurista.

Casalinghe frustrate , compagne gelose, pseudo-machi che con la scusa della libertà di parola sconfinano nella calunnia, branchi di testosterone vaganti della peggiore specie che vomitano volgarità solo perché se pubblichi una foto devi accettare le critiche – e non importa se l’articolazione di queste ultime sia riassunta in un: “bocchinara” – timorate di Dio che se non mettono la mano davanti la bocca poi magari si spaventano possa venire voglia di inserirci altro, “zappe” che si esprimono costantemente ignorando le basi della grammatica italiana (e no cazzo, non si tratta di essere spocchiose se si fa notare che la scuola dell’ obbligo una cosa del genere l’avrebbe dovuta arginare , quindi è colpa tua se non sai gli ausiliari) con il sempreverde “o” prima persona singolare del verbo avere seguito però da insulti pesantissimi e, dulcis in fundo, anche persone mediamente acculturate che sono grette nell’animo e pensano sempre che l’articolo 21 della costituzione italiana possa valicare confini assolutamente non contemplati.

Troia è l’epiteto versatile rivolto a qualsiasi persona di sesso femminile dotato di qualsivoglia atteggiamento. Non c’è una critica articolata e razionale. Proprio per un cazzo. Per cui nel mainstream 2.0 troia lo è ugualmente chi dice una parola fuori-posto, chi posta foto hot nel cesso – e lì mi scapperebbe un “antierezione” invece per assoluta difformità tra intenzione maldestra e risultato agognato- chi è pro qualcosa, chi è contro qualcosa, chi non ha molto da dire e chi invece parla troppo. Fateci caso, se malauguratamente una ha un posto di lavoro di responsabilità è perché ” ha usato le ginocchiere ” ( questa la tristissima espressione utilizzata) così come se è una del mondo dello spettacolo – ormai obsoleto- o primeggia nei social, è perché si è  scopata l’impossibile.

A te non costa nulla. Per noi è una fonte di soddisfazione enorme.

E c’è da dire che io non sia una fan sfegatata delle influencer e di chi passa la giornata a farsi selfie con il muso a pertugio di gallina. Per niente. Ma semmai andrebbe analizzata la totale involuzione della società (in tutti i suoi ambiti), non i costumi sessuali di chi promuove quest’ultima.

Se poi la donna in questione è consapevole della sua sensualità, ci gioca, ci ammicca, se è intelligente e con una sessualità assolutamente presente a sé stessa apriti cielo. Da troia a troia schifosa in un paio di secondi. E se è pur vero che mi si potrebbe dire che la sessualità è una cosa privata – cosa ad esempio sulla quale io sono d’accordo – nulla giustifica l’illazione o l’insulto qualora diventi argomento di discussione.

Mi spiego, se metti la foto “culo a ponte” con la citazione finto impegnata di Bukowski sei insicura, non troia. E poi che cazzo vuol dire troia? Spiegatemi. Il sesso piace a tutti, indipendentemente dalla modalità con cui lo si vive. Indipendentemente se una è riservata o no a riguardo. Piace.

Non c’è bisogno di entrare nei dettagli per saperlo. Lo sappiamo tutti.

Ma se non sia mai traspare da una donna allora è sconveniente.

Viverlo in maniera privata, non significa non provare piacere.

E allora penso sia il momento di uscire da questa coltre di pregiudizio che ci accompagna da sempre. Perché è sterile.

Perché – ahimè- è presente in maniera massiccia in stuoli di donne che si sentono in diritto di insultare qualcuno per il numero di partner sessuali avuti opponendo un “io ho avuto solo mio marito” , ( e mo’ che cazzo vuoi ?), e uomini che fanno riferimento ai valori  tradizionali che si sono persi sfoggiando a vessillo la moglie sottomessa e santa. E no Cristo. Pure lei gode, ma perpetra una vita di stenti perché deve fare finta che non le piaccia troppo. Avete infinitamente rotto il cazzo. Con la vostra ipocrisia da manuale. Ogni donna – a mio avviso- dovrebbe avere un lato sessuale gioioso e consapevole.

Senza starsi a giustificare troppo.

Perché diciamolo, se questa è la colpa, allora siamo tutte troie.

Valentina

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