L’insostenibile leggerezza delle fobie maschili: mollezza mammaria e affini

L'insostenibile leggerezza delle fobie maschili: mollezza mammaria e affiniE’ stato trincerata nella mia confort zone da ventinovenne che, qualche giorno fa, mi sono imbattuta in un esilarante post girovagante in quel di Facebook. Vestita di solo rincoglionimento mattutino, aggrappata alla speranza di riappropriarmi delle mie consuete facoltà mentali, l’oggetto della mia attenzione diventava virale sul social, attraendo le ire di orde fameliche di donne risentite.

“Dopo i 40 anni siete da buttare voi donne…cominciate ad avere le rughe ma soprattutto le tette molli, che schifooo”

L’impavido autore di questo profondo aforisma era un individuo di mezz’età, con una boccia catarifrangente e una passione intramontabile per gli slip in spiaggia. L’ominide, oltre ad essere fedele a “il marsupio sì, sì, sì..si vede il marsupio?”, spammava immagini atte a deificare il suo status da sommelier della figa. Per motivi a noi ignoti, l’Oscar Wilde moderno aveva scelto di raccontare la sua discutibile fobia nei confronti della mollezza. Un outing che lasciava presagire due alternatività:

  1. Me lo posso permettere, anche se non si vede, quindi lo dico perché ho una calamita sul glande e questo non precluderà le mie avventure da mille e una notte.
  2. Mi gioco la carta “indignazione” e vesto i panni dello stronzo che non deve chiedere mai. L’odio genera attrazione, male che va mi trovo davanti la portiera sessantenne che mi posa la mammella sulla mano per sincerarne l’assenza di flaccidume. Una la palpo sicuro.

A monte di queste profonde riflessioni mai ridondanti, tra un attacco compulsivo di risate e un sorso di latte di traverso, mi sono inchinata alla grandezza di questo genio incompreso. Fautore inconsapevole di una scalmanata solidarietà femminile e di una vetrina indomita di davanzali, sapientemente esposti, da parte di donne sui 40 e i 50 che nei commenti esibivano le proprie begonie, uscite vittoriose da incontri ravvicinati del terzo tipo con la gravità.

Estasiata dalla tenera posizione di vittima sacrificale di questa testolina glabra, ho subitaneamente pensato a quanto sia spesso ricorrente, per il maschio, sviluppare un senso di repulsione nei confronti delle coetanee.

Succede, in pratica, che l’immagine ricorrente di un culo sul budinoso andante e una latteria non più vicina al mento, in linea d’aria, possa provocare dei profondi traumi alle menti provate di questi sensibili esemplari del sesso forte.

Una paura atavica, che si insinua nell’inconscio, stile uomo nero, e annebbia alcune consapevolezze. Tra queste, mi sembra oltremodo essenziale rammentare, il fatto comprovato di essere essi stessi affetti dall’arrendevolezza del compagno di una vita col duo di compari annessi. Un trio che, definirlo molle e rugoso, potrebbe risultare lusinghiero.

E allora, miei prodi cavalieri, ogni qualvolta vi ritroviate a tremare al cospetto di una donna con l’impalcatura segnata dal trascorrere del tempo, fate un respiro lungo. Calate le braghe e osservate la preziosa virtù che alloggia tra le vostre cosce. Lo sentite il suono dell’autocommiserazione?

Alessia

VERITA’ PUTTANA.

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