Non fatevi fottere dall’umiltà!
Humilitas- humilitatis.
L’etimologia della parola umiltà è da ricondursi al latino “humus” che equivale a “terra”, pertanto “humilis” e cioè “l’umile” è colui il quale proviene dalla terra.
Di contro, la superbia (super- bios, crescere sopra) è qualcosa che si eleva e che è connesso con il concetto di innalzato, quasi divino.
Adesso, se analizzate il valore opposto che viene dato a questi lemmi, facendo un breve excursus del significato originario giocato sulla diade basso/alto, si può facilmente capire come queste parole – afferenti a paradigmi concettuali molto in voga nel dibattito moderno- siano state completamente capovolte a livello di qualità semantica, perché è indubbio che l’elevato sia qualcosa di superiore al suo contrario.
Essenzialmente l’umiltà è stato ed è un baluardo virtuoso della religione cristiana – e io pur non essendo atea, per onestà intellettuale ho una fede ad uno stato puramente flebile- per controllarci in quanto massa e poi come singolo.
Essendo la religione la coperta ipocrita sotto la quale molti si riparano – seppure in maniera molto superficiale, ma è innegabile che pure i non credenti ne siano influenzati poiché il sentimento religioso è imbevuto inesorabilmente nell’humus sociale- possiamo avere la contezza della situazione all’interno di una visione generale.
Eccoti spiegata, molto semplicemente, la più grande menzogna – imposta da diktat morali – della storia dell’umanità.
In altre parole ecco come confrontarsi con un Cerbero travestito da fatina azzurra che ti attacca direttamente dall’interno radendo al suolo qualsiasi- umana – velleità.
Al grido unanime di: “devi essere umile” o del peggiore – poiché strutturato col condizionale e quindi figlio di questa madre tanto morbida nel software e impietosa nell’hardware – “dovresti essere più modesto” o ancora “rivestiti di umiltà, se vuoi che le cose vadano meglio” si effettuano gli harakiri più subdoli della coscienza dell’essere umano, in completa opposizione all’intento originario delle religioni monoteistiche che vedono – appunto- in questo atteggiamento un modo per conoscere ed indagare la verità su di sé.
A te non costa nulla. Per noi è una fonte di soddisfazione enorme.
Tutte balle, puttanate colossali signori, tutte autentiche, gigantesche, immense vaccate per mantenerci buoni, per iniettarci il seme dell’inerzia optativa conosciuta con il nome di “volontà”.
Ovvio che nella vita prima di parlare si dovrebbe ambire al massimo, ovvio si sia in costante stato di miglioramento, ovvio tutti noi dovremmo spaccarci per migliorarci ma l’umiltà è la copertina di Linus che ci portiamo inconsciamente sempre dietro perché abbiamo paura di riuscire in qualcosa.
Chi cazzo ve lo ha detto che dobbiamo essere umili? Chi cazzo la decreta questa ricetta comportamentale apparentemente sempreverde ma che ha in realtà sfracellato i cosiddetti?
Ve lo dico io: nessuno. Vi vogliono tenere buoni.
Ogni aspirazione, ogni nota fuori dal coro, ogni progetto ambizioso è passato al setaccio dello steccato della rassicuranza.
Essere rassicuranti è il Fade Away delle coscienze. Ognuno, se ci pensate bene, vuol essere rassicurato. E no, cazzo.
Non c’è cosa più deleteria nella vita – sebbene le nostre fragilità- nel far spirare i tuoi respiri di ampio afflato nella sconfitta aprioristica del sacrificare il proprio essere all’altare dell’umiltà.
Nell’assoggettarsi a questi voleri silenti che altro non sono che catene invisibili; lo Ziklon B dello spirito che ci soffoca lentamente.
Queste negazioni giocate sul distorto intento di fare il tuo bene.
Chi lo ha deciso poi?
Voglio raccontarvi una cosa.
Quando ero giovanissima mi piaceva cantare. E io – posso piacere o no perché quelli sono gusti- ma ho una voce degna di essere chiamata tale. Con quel cannone che mi ritrovo – ovviamente studiando e impegnandomi perché la potenza è nulla senza il controllo, cosa in cui io ho sempre peccato – avrei potuto sicuramente fare di più. Nonostante questo mio hobby fosse una vera e propria passione la maggior parte delle persone – tranne il mio gruppo e la mia insegnante di canto- si è sempre sentita in diritto di scoraggiarmi. Beh, cazzo, ero troppo. E ovviamente è stata colpa mia, perché io per prima non ci ho creduto.
Non ho creduto in me stessa.
Perché l’atteggiamento da adottare quando qualcuno mette bocca su qualcosa in cui voi siete bravi, operando sgambetti giocati su meri giochetti psicologici del cazzo creati ad arte per farti desistere, è quello di una sonora risata in faccia.
“Sei troppo presuntuosa” è la cosa che mi sono sentita dire spesso quando sono competente in qualcosa, quando riconosco il mio valore.
Nella mia vita non ho sentito altro che questa litania del volare basso.
Lo sento fin da quando sono bambina.
Bè , io non sono nessuno ( lo vedete come è radicato il concetto?), ma non siate umili.
Fatelo per voi stessi.
Perché l’umiltà vi sta sodomizzando.
E mettere la vasellina non cambia affatto le cose.
Sempre in culo ve lo state prendendo.
Valentina
Qui, tutti gli articoli dell’autrice.
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