L’intellettualismo alternativo
Sono ovunque. La loro missione è sempre la stessa: quella di rompere i coglioni dall’alto della loro spocchia. Con lo sprezzo per il denaro salvo poi avere addosso capi griffati e l’iPhone dell’ultima generazione. La carta cinema giocata di mercoledì, con annessa scelta di pellicola indipendente di un regista turco pressoché sconosciuto. I radical chic sono in ogni dove, ci circondano e come al solito riversano colpe sugli altri col ditino moralizzatore. Con la ricerca spasmodica dell’originalità rispetto alla massa ignorante e grezza. Il cerebralismo retrò permeato da citazioni colte, look finto trasandato, bicicletta opportunamente sostituita alla macchina che “inquina” e una dissimulata ossessione pseudo elegante orientata verso il fatto di essere raffinati. Il loro imperativo è non ostentare, perché fa cafone. Meglio la rassicuranza del cachemire che sfiora i 3000 euro. Meglio la cultura biologica del coltivato a km 0 , salvo poi essere reperito guidando per 20 miglia recandosi dall’altra parte della città. Meglio il pane di Kamut , rigorosamente a 7 euro al kg.
Tendenzialmente benestanti, benpensanti, si schierano perlopiù con tutto ciò che è controcorrente.
Pseudo dandy ipocriti che cercando costantemente di farti sapere la partecipazione a un “reading” e vanno volentieri a vedere la mostra di un artista contemporaneo newyorkese. Uno di quelli che piazzano su una tela dei colori messi alla cazzo e la spacciano per arte originale. Che tu la guardi e trattieni il reflusso gaestroesofageo.
Sempre schierati – teoricamente- dalla parte degli oppressi, contrari agli stereotipi, scontati come la vittoria calcistica del Brasile sull’Uganda, il radical chic possiede il suo centro onanistico nella libreria. Tomi di Bakunin e di sconosciuti autori uzbeki che si intrecciano a trilogie di Kiesloski – che nessuno sa chi cazzo sia- assolutamente incomprensibili poiché ostentatamente tautologiche. Rigorosamente non letti. Fa figo sfoggiarne le copertine vintage dopo avere asserito come litania anti-sistema il fatto che “la cultura globalista sia aberrante”.
Gente con il vessillo della cultura che partorisce perle come “il terrorista Boko Haram” e il dittatore “Pyong Yang” salvo poi dare lezioni di geopolitica a tutto spiano. E dulcis in fundo, l’espressione multitasking “che tristezza” rivolta copiosamente a chiunque osi fare l’occhiolino a una cultura più mainstream. Femministe esasperate che si sentono in dovere di mortificare la propria sensualità con le Birkenstock e i maglioni oversize piazzati su orribili pantaloni dal cavallo basso con il risvoltino alla caviglia. A completare una sciarpa molto ampia e borsa rigorosamente tracolla stile postino
naturalmente – e coerentemente, visto anche il matrimonio con la causa animalista esotica avallato dalla petizione firmata contro la caccia al leopardo di Amur- in pelle. In genere, queste donzelle a cui rode il culo, odiano il concetto di biologia. Fatevene una ragione. Sebbene le sovrastrutture socio-culturali siano elementi importanti nella variabile accoppiamento, c’è qualcosa che si chiama chimica. Ed è imprescindibile. E soprattutto, non c’è niente di male a curarsi anche per piacere all’altro sesso. Che il fatto che coltiviate le liane nella zona pubica o ascellare, con conseguente ribrezzo da parte maschile in una
eventuale copula, non fa di voi delle “controcorrente”, ma delle sfigate anti-erezione. Diciamolo. Punto. Senza “se” e senza “ma”. Stessa cosa per la variante maschile con camicetta alla coreana piazzata immancabilmente sulla giacca di velluto a costine esibita fieramente anche in spiaggia e immancabili mocassini o Clarks come vezzo appena accennato di ricercatezza e stile. Siete tutto ciò che fa a botte con il fascino.
E con la coerenza. Avete fatto del politically correct acritico la vostra fottutissima , mediocre copertina di Linus.
Valentina
bel rassemblement dei vari tipi di radical chic….dalla pseudo intellettuale “pompata” e “raccomandata”della Grande Bellezza di Sorrentino ai nostri rivoluzionari da pub… i piu’ deleteri, proprio per la sinistra.
p.s. Le femministe frustrate incapaci di ammettere la componente erotica dell’esistenza… “pittate”